Rifiuti in spiaggia: 654 ogni 100 metri di litorale

Sul fronte dei rifiuti in spiaggia è poco confortante il bilancio tracciato da Legambiente nel rapporto Beach Litter 2020. L’associazione ha svolto gli annuali rilevamenti lungo i litorali italiani, avvalendosi del supporto dei propri Circoli e del contributo di E.ON e Novamont. Un’indagine raccontata da Goletta Verde.

Mozziconi di sigaretta e stoviglie usa e getta sono i rifiuti più presenti in spiaggia. Da quest’anno cresce la quota di mascherine e guanti, utilizzati per difendersi dal Coronavirus e poi colpevolmente abbandonati nell’ambiente.

Legambiente ha monitorato 43 spiagge in 13 Regioni italiane, per un’area di circa 189mila metri quadrati, raccogliendo in totale 28.137 rifiuti. Il maggior numero di spiagge monitorate nella Regione Campania (10), seguita da Sardegna (8), Puglia (5), Sicilia (4), Lazio e Veneto (3 ciascuna). Due quelle controllate in Calabria, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. Una in Basilicata, Liguria, Marche e Umbria (sulle sponde del lago Trasimeno).

Rifiuti in spiaggia, plastica il materiale più diffuso

Secondo Legambiente la “regina” dei rifiuti in spiaggia si conferma la plastica la cui quota supera, in circa metà dei tratti costieri, il 90% del totale. In media rappresenta l’80% del raccolto nelle varie Regioni. A seguire vetro/ceramica (10%), metallo (3%), carta/cartone (2%), gomma (2%), legno lavorato (1%). L’ulteriore 2% è composto da vari altri materiali.

Il grosso è rappresentato da frammenti o pezzi di dimensioni comprese tra 2,5 e 50 centimetri. Tra questi rientrano ad esempio i mozziconi di sigaretta e i tappi di bottiglia. Questa la “top ten” dei rifiuti in spiaggia rinvenuti da Legambiente:

  1. Pezzi di plastica (14%);
  2. Mozziconi di sigaretta (14%);
  3. Pezzi di polistirolo (12%);
  4. Tappi e coperchi (7%);
  5. Materiale da costruzione (5%), tra cui calcinacci e mattonelle, tubi di silicone e materiale isolante;
  6. Pezzi di vetro o ceramica non identificabili (4%);
  7. Bottiglie e contenitori di bevande (3%);
  8. Stoviglie usa e getta, tra cui bicchieri, cannucce, posate e piatti di plastica (3%);
  9. Cotton fioc in plastica (3%);
  10. Buste, sacchetti e manici (2%).

Ha sottolineato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente:

Quasi la metà dei rifiuti monitorati riguarda proprio i prodotti al centro della direttiva europea sulla plastica monouso: anche alla luce di questi risultati l’Italia deve recepirla prima della scadenza del luglio 2021. Dopo la messa al bando dei cotton fioc non biodegradabili e delle microplastiche nei cosmetici, cui abbiamo contribuito con le nostre instancabili denunce, diverse delibere comunali hanno anticipato il bando delle stoviglie usa e getta, mentre intere catene di supermercati ne hanno abolito la vendita: non possiamo vanificare gli sforzi fatti verso l’adeguamento alla direttiva, che vieterà alcuni prodotti monouso sul territorio nazionale e indicherà forti limitazioni e la responsabilità estesa dei produttori ad altri prodotti.

Plastic Tax e altri fronti normativi

Zampetti ha concluso il suo intervento sottolineando la necessità di iniziativa a più ampio respiro, anche su altri fronti normativi:

Alla luce dell’ipotesi di varare una tassa europea sulla plastica per cofinanziare il Recovery Fund, ribadiamo la nostra richiesta di non prorogare ulteriormente, oltre l’1 gennaio 2021, l’avvio della plastic tax varata con la legge di bilancio a dicembre. Si deve poi arrivare, al più presto, all’approvazione della legge SalvaMare che consentirebbe ai pescatori di riportare a terra i rifiuti pescati accidentalmente: il disegno di legge, approvato a ottobre alla Camera, è completamente fermo al Senato, in Commissione ambiente, sottraendo tempo prezioso al recupero dei rifiuti affondati, il 70% di quelli che finiscono in mare, con danni alla biodiversità e all’economia della pesca. Servono passi avanti nella leadership normativa in contrasto al marine litter.

Importante includere anche i bicchieri di plastica nel bando nazionale, che la direttiva europea prevede solo di limitare, e consentire l’uso di oggetti sostitutivi fatti con materiali biodegradabili e compostabili non derivanti dal petrolio, così da potenziare la filiera del compostaggio dei rifiuti organici in cui l’Italia è leader in Europa. Misure utili ad accompagnare la transizione.

Fonte: greenstyle.it